“Forza e coraggio”

Ancora, dopo quasi due anni, mi tocca imbattermi in messaggi del genere. Dal niente, senza conoscermi, forza e coraggio. Intanto, forza e coraggio esattamente per cosa? Per le occhiaie?

Ora, se proprio vogliamo prendere i social come realtà altra, facciamo finta accada nella vita vera. Viene verso di te una persona, non la conosci, si avvicina e esordisce con un “Forza e coraggio”. Innanzitutto, di coraggio ne ha avuto evidentemente lui per il gesto audace, perché diciamocelo, è stato chiaramente un maschio. Ma voglio dire. Ma come può passarti anche solo per l’anticamera del cervello una cosa del genere?

Intanto, cosa vuol dire con quelle parole? Parte dal presupposto che ne abbia bisogno, di forza e coraggio, solo guardandomi. In un gesto chiaramente paternalistico, sempre senza cattive intenzioni, mi da dell’anima reietta. Ai suoi occhi, sono un poveretto. Mi sarebbe mai potuto accadere se non fossi stato disabile? Esattamente. No. È bastata la mia disabilità per fargli scattare questo gesto tanto innocuo quanto capace di mettermi al mio posto nell’ordine sociale: la cerchia dei bisognosi.

Di frasi apparentemente insignificanti come questa, che sono costanti microaggressioni quotidiane, ne viviamo in continuazione. Per il semplice fatto di avere una disabilità, e ci ricordano qual è il nostro valore per la società. Posso capire l’imbarazzo e l’inesperienza per la mancanza di occasioni di contatti con persone disabili nella cerchia di relazioni.

Ma un ciao non era a sufficienza?

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