Discriminazione

Al secondo incontro di In Altre Parole, ciclo di incontri di confronto collettivo organizzato in collaborazione con la biblioteca comunale di San Giovanni in Croce, abbiamo parlato di DISCRIMINAZIONE.

Ai minimi termini, la discriminazione consiste in una disparità di trattamento di individui o gruppi a partire da una caratteristica personale o sociale, i cui fattori variano di luogo in luogo e di epoca in epoca.

Discriminiamo perché giudichiamo le persone in base ad alcune loro caratteristiche, attivando risposte irrazionali, spesso dettate da cattive abitudini, da usi e consumi. In breve: a causa della cultura in cui siamo immersi e da cui assorbiamo le modalità.

Non è mai una singola persona che discrimina, né una singola persona che viene discriminata. Chi attua discriminazione è una persona che si muove all’interno di una cultura, che le dà gli strumenti per farlo, verso una persona che non è mai discriminata in quanto singolo ma in quanto simbolo di qualcosa che rappresenta, parte di una categoria. È il motivo per cui la discriminazione va prevenuta attraverso l’educazione e non intervenendo individualmente con un’ammonizione sui singoli casi.

La maggioranza ha modellato il mondo per favorire i propri membri, ossia quelle persone che ne condividono le caratteristiche, a discapito di coloro che non vi rientrano. Non è necessario quindi discriminare attivamente una persona o una minoranza, ma è sufficiente ignorarle nel momento in cui strutturiamo la nostra convivenza sociale.

Senza pensare alle forme più plateali e riconoscibili di discriminazione, ci siamo presto resi conto che le forme apparentemente più innocue di intolleranza partono dall’utilizzo di stereotipi e pregiudizi, che si reiterano e diffondono facilmente attraverso il linguaggio e le rappresentazioni mediatiche e si nascondono dietro a credenze e opinioni personali.

Nessuno pensa di discriminare. Ci sono diversi tipi di discriminazioni, spesso interiorizzate e inconsapevoli. È molto facile attuare comportamenti discriminanti senza rendersene conto. Comportanenti su cui dovremmo lavorare in modo da comprenderli, decostruirli e disinnescarli.

Durante il confronto non ci siamo concentrati tanto sugli effetti della discriminazione, che può portare chi la subisce a solitudine, sofferenza, emarginazione o più in generale a esclusione sociale. Nè abbiamo fatto una panoramica dei tipi di discriminazione e delle forme in cui si manifesta, ma ci siamo più che altro concentrati su una riflessione a partire dalle esperienze dei partecipanti, e di conseguenza all’individuazione di modalità per contrastarla e prevenirla nella nostra realtà locale e hel nostro piccolo.

Così come è stato subito chiaro che la strategia più efficace per prevenire e contrastare la discriminazione risiede nel confronto, è ben presto emersa l’importanza della responsabilità individuale, sia in relazione a chi attua comportamenti stigmatizzanti, sia in riferimento a chi ha la facoltà di intervenire per ammonirli e bloccarli.

Nonostante la presenza di diverse generazioni al dibattito, abbiamo portato spontaneamente l’attenzione sui più giovani, che hanno riportato testimonianze di esperienze positive e negative a scuola, la quale anzichè essere un luogo sicuro è troppo spesso fonte di turbamento. Un contesto che non sempre riesce a fornire adeguati strumenti di prevenzione e dialogo, ma che da tutti i partecipanti è riconosciuto come luogo per elezione in cui affrontare questa tematica.

È spesso emersa una sensazione di sconforto e impotenza di fronte all’evidenza di una mancanza di luoghi pubblici sicuri in cui potersi mettere in confronto, anche nella nostra realtà cittadina. Come superare questo ostacolo?

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?

  • Organizzare occasioni di confronto, di presa di coscienza.
  • Acquisire l’abitudine a fare attenzione all’altro, a partire dal linguaggio.
  • Tenere a mente l’importanza di lanciare segnali. Di prendere posizione pubblicamente.

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